Questa forma di aggressività generalmente si manifesta, nel gatto, a causa di un deficit nella socializzazione all’essere umano. Gatti che nelle primissime fasi della loro vita non hanno avuto costanti e piacevoli contatti con l’essere umano, possono, infatti, manifestare in seguito diffidenza e aggressività da paura verso le persone. Nel gattino il periodo critico per un’adeguata socializzazione all’uomo è compreso tra la 2° e la 7° settimana di vita. Per garantire una corretta socializzazione all’essere umano il gattino dovrebbe essere manipolato coccolato dall’uomo durante il periodo critico e se possibile anche oltre, fino al secondo anno di vita.
Il gatto spaventato, per tenere a distanza ciò di cui ha paura, non esita a minacciare attraverso vocalizzi, soffi e mostrando i denti; se può, il gatto spaventato cerca di allontanarsi velocemente. Un gatto che ha paura e che si prepara per un’eventuale aggressione tiene la coda e le orecchie basse, inarca il corpo, alza il pelo sul dorso e, tenendo la testa abbassata, segue con lo sguardo i movimenti della persona; le pupille sono dilatate. Nel caso in cui non gli è possibile fuggire, il gatto si acquatta e si mette su di un fianco o sul dorso pronto per difendersi con graffi e morsi violenti.
Col passare del tempo e a seconda della reazione del proprietario o di altre persone di fronte al comportamento del gatto la situazione può modificarsi e aggravarsi.
Infatti, se il micio è costretto a vivere con persone che non rispettano e comprendono la sua volontà di distanziamento, egli impara rapidamente che l’unica soluzione per evitare i contatti è l’aggressione e la manifesterà a qualsiasi tentativo di approccio. Col passare del tempo si assisterà quindi ad una rapida strumentalizzazione della sequenza comportamentale: la fase di minaccia subirà una progressiva riduzione, fino alla completa scomparsa, per lasciare posto all’attacco, i morsi e i graffi.
Questo aggravamento del comportamento aggressivo avviene solitamente perché i proprietari ignorando le minacce del gatto gli si avvicinano ugualmente per rassicurarlo, per punirlo o perché non accettano un “rifiuto”.