Negli ultimi anni, grazie ai progressi fatti in campo veterinario nella cura e nella prevenzione delle patologie degli animali da affezione e grazie alla maggiore attenzione dei proprietari verso i loro amici animali, è sempre più frequente incontrare cani e gatti di età avanzata.
Con l’aumentare dell’età anche negli animali, così come nell’uomo, si assiste alla comparsa d’inevitabili cambiamenti psicofisici: il fisico e gli organi interni perdono lentamente la loro funzionalità e le capacità mentali subiscono un progressivo declino. Se queste modificazioni compaiono in maniera graduale e sono di lieve entità, possono considerarsi fisiologiche e riconducibili al normale processo d’invecchiamento. Se, al contrario, esse compaiono velocemente e si accompagnano a disturbi di grave entità, che interferiscono con una vita normale, sono il sintomo di un invecchiamento patologico.
Anche il cane e il gatto, purtroppo, possono andare incontro ad un invecchiamento patologico. Mentre alcuni soggetti, infatti, mantengono quasi inalterate le loro capacità cognitive, emotive ed un buono stato di salute generale, altri, in breve tempo le perdono con un progressivo peggioramento della qualità di vita e di relazione.
Intervenire sia sui problemi fisici che su quelli comportamentali è possibile ed è indispensabile al fine di garantire al paziente geriatrico una dignitosa qualità di vita e di relazione con l’ambiente e le persone.
L’evidente impossibilità di arrestare il processo d’invecchiamento non deve, infatti, impedire la ricerca di soluzioni e d’interventi volti a migliorare la qualità di vita dell’animale anziano.
Il raggiungimento dell’età geriatrica può variare nel gatto in relazione allo stile di vita e all’alimentazione, mentre, a differenza del cane, non sono presenti grandi differenze in base alla razza. Secondo alcuni studi il 28% dei gatti tra gli 11 e i 14 anni presenta disturbi comportamentali legati all’invecchiamento mentre dopo i 15 anni la percentuale aumenta fino al 50%.
Le modificazioni psicofisiche patologiche che si riscontrano nell’animale anziano possono avere due cause: alcune malattie organiche o l’invecchiamento cerebrale patologico.
Le endocrinopatie, l’insufficienza d’organo, gli stati dolorifici, causati ad esempio dall’artrosi o da patologie del cavo orale, le neoplasie, le malattie del sistema nervoso centrale, le malattie sistemiche, le malattie infettive ecc. possono essere l’origine della comparsa di alcune alterazioni comportamentali nel paziente geriatrico o contribuire alla loro insorgenza. In altri casi, invece, i problemi del comportamento che si riscontano nell’animale anziano sono riconducibili ad un invecchiamento cerebrale patologico.
La progressiva perdita delle funzioni cerebrali e in particolare modo la diminuzione della capacità di trasmissione delle informazioni e di produzione di neurotrasmettitori da parte dei neuroni sono all’origine delle modificazioni comportamentali legate all’invecchiamento. La perdita di funzionalità delle cellule cerebrali è da considerarsi un processo fisiologico normale che, nel corso degli anni, è solitamente compensato dalla presenza di moltissimi altri neuroni che, “prendendosi carico” del lavoro di quelli mancanti o alterati, mantengono quasi inalterate le funzioni cerebrali. Quando questo fenomeno della compensazione perde efficacia, per esempio per alcune malattie o per disfunzioni metaboliche o per una condizione cronica di stress, o per la presenza di una patologia comportamentale o ancora per una predisposizione genetica, si assiste alla perdita della corretta funzionalità cerebrale e di conseguenza alla comparsa di alcuni disturbi.
Nel gatto, le manifestazioni che più di frequente si accompagnano ad un invecchiamento cerebrale patologico, sono: lo stato confusionale, il problema eliminatorio, le alterazioni alimentari e del sonno. Concretamente un gatto affetto da invecchiamento cerebrale patologico può manifestare: miagolii e vocalizzi durante il giorno e soprattutto di notte senza un motivo apparente, alternanza di scarso appetito ad eccesso d’ingestione di cibo, eliminazione di feci e urina fuori della cassettina, progressivo isolamento da resto della famiglia, difficoltà a addormentarsi e risvegli improvvisi, diminuzione o assenza delle attività di gioco e di relazione con i familiari, utilizzo di luoghi di riposo insoliti ad esempio nella cassettina.
La terapia dei problemi comportamentali legati all’invecchiamento è principalmente volta a migliorare la qualità di vita e di relazione del paziente. Il trattamento è principalmente costituito dalla terapia delle eventuali patologie sottostanti, dalla terapia comportamentale e da adeguate misure dietetiche e modificazioni dello stile di vita. La terapia comportamentale ha il compito di stimolare le funzioni cognitive ed emotive dell’animale attraverso: la ripresa di semplici attività di gioco, la ripresa di una relazione stimolante con i proprietari e l’arricchimento ambientale.